Diastema: come si corregge lo spazio tra i denti davanti?

Il diastema, termine che deriva dal greco antico e significa “intervallo”, è una condizione caratterizzata dalla presenza di uno spazio tra due denti, in particolare tra gli incisivi centrali superiori.

Sebbene per alcuni il diastema possa essere considerato un tratto distintivo e addirittura affascinante, per altri può rappresentare un problema estetico o funzionale. La distanza tra gli incisivi può infatti interferire con il morso o la corretta articolazione della mandibola. Per questi motivi, colmare lo spazio può e deve essere considerata un’opzione da valutare.

Fortunatamente, esistono diverse soluzioni per correggere il diastema e ottenere un sorriso più armonico. La scelta del trattamento più adatto dipende dalla causa della condizione, dall’entità dello spazio e dalle esigenze del paziente. In questo articolo verranno illustrate le opzioni disponibili, i benefici di ciascuna e le tempistiche.

Che cos’è il diastema e perché si forma? Possibili cause della fessura tra i denti davanti

Il diastema è più comunemente osservato tra i due denti incisivi superiori, ma può verificarsi tra qualsiasi coppia di denti.

Le cause del diastema sono molteplici. Può essere ereditario, ovvero causato da una sproporzione tra le dimensioni dei denti (troppo piccole) e la dimensione della mascella (troppo grande). Altre cause possono includere un frenulo labiale superiore ipertrofico, che è il piccolo lembo di tessuto che collega il labbro superiore alla gengiva. Questo può tirare la gengiva tra i denti anteriori, creando uno spazio.

Inoltre, alcune abitudini orali, come la suzione del pollice o l’uso prolungato del ciuccio, possono esercitare una pressione sui denti che porta alla formazione di un diastema. Anche la presenza di un sovraccarico funzionale, come un morso incrociato, può causare uno spostamento dei denti e la formazione di uno spazio.

Infine, la perdita di un dente a causa di carie o trauma può portare alla formazione di uno spazio tra i denti. In questi casi, il diastema può essere corretto con l’uso di protesi dentali o impianti.

È importante sottolineare che, sebbene un diastema possa essere una caratteristica estetica distintiva e non causi problemi di salute, in alcuni casi può essere indicativo di problemi di salute orale più gravi. Pertanto, è sempre consigliabile consultare un professionista odontoiatrico per una valutazione completa.

Come si risolve il diastema? Rimedi e soluzioni

La correzione del diastema dipende da una serie di fattori, tra cui la causa sottostante, l’ampiezza dello spazio e le preferenze personali del paziente. Esistono diverse opzioni di trattamento che possono essere adottate per risolvere un diastema, ognuna con i suoi vantaggi e svantaggi.

Solitamente si ricorre all’ortodonzia, mediante l’impiego di apparecchi fissi o rimovibili, per riallineare i denti e far combaciare gli archi dentali. Un’altra soluzione è rappresentata dalle faccette dentali, sottili gusci di porcellana che vengono applicati sulla superficie dei denti, possono essere utilizzate per coprire lo spazio.

Nei casi in cui è presente un frenulo labiale ipertrofico, può essere necessaria una frenulectomia. Infine, per colmare spazi più ampi causati dalla mancanza di elementi dentali, una valida opzione è l’installazione di impianti dentali.

Nei paragrafi successivi, esploreremo ciascuna di queste opzioni di trattamento in dettaglio, discutendo come funzionano, quando sono appropriate e cosa aspettarsi durante il processo di trattamento.

Ortodonzia

L’ortodonzia è spesso il trattamento di prima scelta per correggere un diastema, poiché permette di agire sia sulla causa che sull’effetto attraverso un riallineamento graduale dei denti.

Il metodo più comune prevede l’utilizzo di un apparecchio fisso, composto da bracket e archetto metallico o in ceramica dello stesso colore dei denti.

Per ottenere maggior discrezione e far risaltare meno l’apparecchio, però, esistono altre due opzioni: l’apparecchio linguale, dove i brackets vengono posizionati sulla superficie interna dei denti, rendendoli completamente invisibili. E poi, quella meno invasiva dal punto di vista estetico rappresentata dall’apparecchio trasparente.

Questo dispositivo offre numerosi vantaggi:

  • Mascherine trasparenti: praticamente invisibili, consentono di mantenere un sorriso naturale durante il trattamento.
  • Rimovibili: possono essere tolte per mangiare, bere e lavarsi i denti, garantendo una maggiore igiene e comfort.
  • Personalizzate: realizzate su misura per adattarsi perfettamente alla dentatura del paziente.
  • Efficace: in grado di correggere molteplici malocclusioni, incluso il diastema.

Faccette dentali

Le faccette dentali sono sottili laminature estetiche in ceramica o resina curate nei minimi dettagli, che vengono adattate sulla superficie visibile dei denti al fine di ridisegnare la forma e colmare discrepanti diastemi.

Tale tecnica, poco invasiva, consiste nell’applicare le faccette, spessore di poco superiore al millimetro, sul dente tramite adesione diretta. Ciò permette di ottenere un risultato estetico immediato senza ricorrere a trattamenti più aggressivi come lo sbiancamento dentale. Le faccette si rivelano quindi particolarmente indicate in presenza di diastemi non eccessivi, soprattutto quando la validità strutturale dei denti lo consente.

Sebbene le faccette dentali offrono un miglioramento estetico rapido e conservativo, è bene valutare criticamente l’idoneità in base allo stato di salute generale dell’arcata, alla causa del diastema e alle specifiche esigenze del paziente. È inoltre fondamentale assicurare una corretta igiene orale per garantire nel tempo la tenuta di queste protesi estetiche.

Pertanto, prima di optare per tale tecnica, risulta raccomandabile una discussione approfondita con il proprio medico odontoiatra al fine di stabilire la soluzione più indicata per ciascun caso.

Frenulectomia

In alcuni casi, la causa del diastema è un frenulo labiale troppo corto o troppo frenato. Il frenulo è un piccolo lembo di tessuto che collega il labbro alla gengiva. Se è troppo corto, può esercitare una trazione anomala sui denti anteriori, spingendoli in avanti e creando uno spazio tra di loro.

In questa situazione, la frenulectomia può essere un trattamento efficace per correggere il diastema. Questo intervento chirurgico, eseguito in anestesia locale in regime ambulatoriale, consiste nell’asportazione del frenulo mediante un’incisione eseguita con bisturi o laser. La rimozione del tessuto ipertrofico ha lo scopo di ridurre l’eccessiva pressione e trazione che, a causa della sua tonicità, esercita sulla gengiva tra i denti superiori.

Dopo l’intervento, che dura pochi minuti, il paziente avverte un leggero fastidio post-operatorio che tende a risolversi nell’arco di 2-3 giorni grazie all’azione di analgesici e antinfiammatori. Nel giro di una settimana si attua il processo di rimarginazione della ferita chirurgica. Ciò permette alla gengiva di rilassarsi nella posizione corretta, facilitando il naturale avvicinamento dei denti nel tempo.

La frenulectomia, quando eseguita precocemente in età infantile, può prevenire l’insorgenza di un diastema. Anche nei pazienti adulti si rivela efficace se l’eccessiva tonicità frenulare è riconosciuta come causa principale dell’apertura tra gli incisivi superiori. 

Impianti dentali

Nel caso di diastemi ampi causati dalla mancanza di uno o più denti, dovuta ad esempio a carie profonde o traumi, è possibile ricorrere all’implantologia dentale per ottenere una corretta chiusura dello spazio.

L’intervento prevede l’inserimento chirurgico nell’osso mascellare di viti in titanio, all’interno delle quali andranno fissate protesi dentarie fisse o rimovibili. Prima dell’intervento è necessario eseguire esami radiografici e tomografici per valutare con precisione millimetrica la qualità e la quantità dell’osso residuale e pianificare così il posizionamento ottimale degli impianti.

La chirurgia, eseguita in anestesia locale, richiede un tempo operatorio variabile da caso a caso in base al numero di impianti da inserire. Successivamente è previsto un periodo di guarigione ossea che può aggirarsi tra uno e tre mesi. Tuttavia, in alcuni casi di patologie pregresse, come l’osteoporosi, i tempi possono allungarsi fino a sei mesi.

È importante notare, però, che dopo l’intervento, i sintomi generalmente scompaiono molto prima, nell’ordine dei due o tre giorni.

Quanto tempo ci vuole per chiudere il diastema?

I tempi necessari alla correzione del diastema dipendono principalmente da quattro fattori: la gravità della problematica, la sua causa, il trattamento prescelto e la collaborazione del paziente.

Un diastema lieve potrà essere colmato già entro 6-12 mesi, mentre uno più ampio richiede trattamenti protratti per 12-24 mesi o oltre. Se legato a fattori scheletrici, anche l’ortodonzia potrà prevedere un decorso temporale prolungato per un riallineamento stabile dei denti.

Diverso il caso di un frenulo labiale ipertrofico, risolvibile chirurgicamente tramite frenulectomia nel breve periodo. Tra i rimedi attuabili, citati poc’anzi, le faccette consentono un trattamento immediato di solo due sedute.

Discorso diverso per l’ortodonzia tradizionale, la quale dura mediamente 12-18 mesi ma con Invisalign, per i casi lievi la durata è stimata tra i 3 e 12 mesi mentre per quelli più gravi tra i 18 e 24 mesi.

Difficile dare una stima precisa per percorso implantoprotesico, il quale può richiedere da pochi mesi a oltre un anno. 

Arrivare al risultato e all’obiettivo finale nei tempi stimati è anche una diretta conseguenza del comportamento del paziente. Seguire correttamente le istruzioni del dentista e mantenere una buona igiene orale sono fattori importanti per la riuscita del trattamento.

Rifarsi il seno: come funziona? Cosa sapere prima di fare l’intervento di mastoplastica

La chirurgia plastica ricostruttiva al seno rappresenta una delle procedure di chirurgia estetica più richieste e può migliorare il benessere psicofisico di chi decide di sottoporsi all’intervento. È tuttavia importante acquisire una completa informazione prima di decidere se sottoporsi o meno a questo tipo di intervento.

In questo articolo verranno illustrate le modalità con cui viene eseguita l’operazione di mastoplastica additiva, indicando le principali tecniche chirurgiche adottate. Verranno, inoltre, forniti tutti i dettagli utili relativi alla fase post-operazione e convalescenza. Tutte le informazioni e i suggerimenti risulteranno fondamentali per valutare in modo appropriato questa opportunità e stabilire se sia davvero la soluzione indicata.

Prima di prendere qualsiasi decisione è indispensabile effettuare un colloquio preliminare con il chirurgo plastico. In questa prima visita verranno discussi gli obiettivi dell’intervento, spiegate le differenti opzioni chirurgiche e fornita una valutazione personalizzata del caso. Solo dopo aver compreso approfonditamente ogni aspetto sanitario ed economico potrà essere scelto se sottoporsi o meno all’operazione.

Cos’è la mastoplastica

L’intervento di mastoplastica rappresenta una scelta importante che molte donne valutano con attenzione al fine di migliorare l’aspetto e l’aderenza al corpo della propria forma mammaria. Le motivazioni che possono portare a prendere in considerazione questo tipo di procedura chirurgica sono principalmente tre: aumentare il volume del seno, ridurre dimensioni eccessive oppure correggere l’effetto di rilassamento dei tessuti cutanei dovuto all’età o a cambiamenti fisici.

Esistono tre tipologie di mastoplastica: quella additiva, la riduttiva e la mastoplessia. 

Nel dettaglio, la mastoplastica additiva consiste nell’inserimento di protesi mammarie per aumentare volume e forma del seno, può essere una soluzione per quelle donne che desiderano ricorrere alla mastoplastica per raggiungere una maggiore armonia corporea. Le protesi possono essere di silicone o soluzione salina e vengono posizionate chirurgicamente o dietro la ghiandola mammaria per una forma più naturale, o sotto il muscolo pettorale per risultati più prolungati. L’incisione può avvenire attraverso ascelle, seni o areole.

La mastoplastica riduttiva ha lo scopo opposto, ovvero ridurre tagliando il tessuto mammario in eccesso che può causare dolore, posture sbagliate o problemi dermatologici. Il chirurgo asporta una parte di tessuto mammario e cute in più, ritagliando le dimensioni desiderate. L’intervento può richiedere anche un successivo lifting per rimodellare la forma.

Infine, la mastopessi, o lifting mammario, serve a sollevare il seno che, a causa di fattori genetici o gravidanze, tende a diventare cadente. Il chirurgo taglia l’eccesso di pelle e tessuto, riposiziona la ghiandola mammaria più in alto e ritira la cute per ritrovare tono e proporzione, eventualmente associando l’inserimento di piccole protesi.

Forma del seno e tipologie di protesi

La scelta del modello di protesi mammarie da impiegare negli interventi di mastoplastica additiva dipende da diversi fattori legati alle caratteristiche fisiche della paziente e all’obiettivo estetico da raggiungere.

Le protesi di forma rotonda consentono di conferire volume in modo uniforme, risultando indicate per casi di ipoplasia mammaria. Quelle anatomiche “a goccia” replicano invece la naturale conformazione della ghiandola, risultando adeguate quando si desidera armonizzare la proporzione complessiva del seno.

Anche il materiale di riempimento gioca un ruolo di notevole importanza: il gel di silicone offre una consistenza simile al tessuto, mentre la soluzione salina risulta meno naturale ma più economica.

La scelta della misura, della forma e del materiale viene effettuata dal chirurgo plastico in base alla morfologia individuale, alla qualità cutanea e alle esigenze estetiche della paziente. Risulta fondamentale discutere approfonditamente ciascun aspetto con il medico al fine di identificare la soluzione ottimale per ciascun caso specifico.

Come si svolge l’intervento di mastoplastica

L’intervento di mastoplastica viene solitamente eseguito in regime di day hospital o con breve ricovero, a seconda della complessità dell’operazione.

Di norma si svolge in sala operatoria sotto anestesia, che può essere generale o locale con sedazione, e la sua durata oscilla tra le 2 e le 3 ore in media. Una volta discussi con il chirurgo gli obiettivi estetici e l’iter da seguire, si effettuano gli esami propedeutici per valutare le condizioni generali.

Il giorno dell’intervento si procede con la fase preoperatoria tra cui l’incannulazione per l’anestesia e la disinfezione delle aree interessate. A questo punto ha inizio la fase operatoria vera e propria, che varia a seconda del tipo di mastoplastica.

  • In caso di mastoplastica additiva, il chirurgo pratica un’incisione periareolare o submammaria e crea dei tunnel per alloggiare le protesi scelte.
  • Nella mastoplastica riduttiva, invece, il medico asporta il tessuto in eccesso adoperando un’incisione a forma di “T” invertita (intorno al capezzolo e lungo il solco sottomammario).
  • Nella mastopessi, invece, il medico rimodella la ghiandola per un sollevamento naturale tramite un’incisione periareolare o a “T” invertita, a seconda della quantità di pelle da rimuovere.

Post-operatorio e convalescenza

Come è normale che sia, nei primi giorni post-operazione è comune avvertire dolore e fastidio, ma nulla di troppo eccessivo. Vediamo, nel dettaglio, com’è il decorso relativo ai vari tipi di interventi.

Dopo una mastoplastica additiva è molto comune avvertire dolore, specialmente se viene sollevato il braccio, e gonfiore accentuato che può persistere anche per 3 mesi. In più, non è raro sentire pizzicori e formicolii transitori a livello del capezzolo.

Le donne sottoposte a mastoplastica riduttiva, invece, devono aspettarsi lividi più evidenti a causa della rimozione di ingenti quantità di tessuto, accompagnati da una sintomatologia dolorosa che tende a protrarsi nel tempo più a lungo. Non è rara altresì una temporanea alterazione della sensibilità a livello del capezzolo.

Il post-intervento di mastopessi comporta spesso fastidi da trazione a carico del seno, mentre le cicatrici lasciate sono più appariscenti rispetto agli altri tipi di mastoplastica. Inizialmente può avvertirsi anche una sensazione di tensione.

La gestione del dolore è un altro aspetto fondamentale del processo di convalescenza. Il medico prescriverà probabilmente dei farmaci antidolorifici e sarà essenziale seguire attentamente le dosi raccomandate. La cura sarà specifica in base al tipo di intervento a cui si è stati sottoposti.

Allo stesso tempo, mantenere un dialogo aperto con il proprio chirurgo e non esitare a rivolgersi a lui in caso di dubbi o complicazioni è vitale per un recupero sicuro ed efficace.

Infine, durante il periodo di convalescenza, è importante dedicare tempo anche al benessere psicologico. Un intervento di mastoplastica, pur essendo principalmente fisico, può avere un impatto emotivo. Supporto emotivo da parte di amici, familiari o professionisti può essere prezioso per navigare questo periodo di transizione con serenità e fiducia.

Mastoplastica: rischi e controindicazioni

Nonostante la mastoplastica sia generalmente considerata sicura, come ogni procedura chirurgica, presenta dei rischi e delle controindicazioni che devono essere attentamente valutati.

Uno dei rischi più comuni è la reazione all’anestesia, che può variare da lievi effetti collaterali a complicazioni più gravi. Inoltre, possono verificarsi infezioni post-operatorie, che richiedono un trattamento immediato per prevenire ulteriori complicazioni.

La cicatrizzazione è un altro aspetto da considerare: benché le tecniche chirurgiche moderne mirino a minimizzare le cicatrici, la loro presenza e visibilità variano da persona a persona. In alcuni casi, si può sviluppare una cicatrice ipertrofica o cheloidale, soprattutto in individui con predisposizione genetica.

Un rischio specifico legato agli impianti mammari è la loro possibile deformazione nel tempo, che potrebbe richiedere interventi correttivi. 

Altri rischi includono alterazioni della sensibilità del seno o del capezzolo e formazione di tessuto cicatriziale intorno all’impianto, noto come contrattura capsulare, che può causare dolore e deformità.

Pertanto, è fondamentale affidarsi a un chirurgo plastico qualificato e a una clinica rinomata per garantire la massima sicurezza e professionalità. È essenziale svolgere una ricerca approfondita, verificando le credenziali, l’esperienza e le recensioni del chirurgo, nonché gli standard di accreditamento e sicurezza della clinica.

Recupero post operatorio mastoplastica additiva: iter e tempistiche

La mastoplastica additiva, comunemente nota come “aumento del seno”, è un intervento di chirurgia plastica ricostruttiva volto a ingrandire le dimensioni del seno attraverso l’inserimento di protesi mammarie. Per chi è interessato a come rifarsi il seno con la mastoplastica, l’articolo seguente offre un approfondimento dettagliato su questo processo. L’operazione viene eseguita generalmente per motivi estetici, al fine di soddisfare le aspettative della paziente o riequilibrare forme e proporzioni corporee.

L’intervento chirurgico prevede un’incisione nella zona del solco mammario o attorno all’areola e le protesi, solitamente in gel di silicone, vengono inserite nella posizione desiderata creando o ricostruendo il seno. Successivamente le incisioni vengono accuratamente suturate.

Nei giorni successivi all’intervento è fondamentale seguire scrupolosamente le indicazioni del chirurgo per favorire l’efficace guarigione dei tessuti e prevenire potenziali complicanze. Nelle settimane a venire l’infiammazione andrà gradualmente riducendosi.

Dopo la mastoplastica additiva è assolutamente fisiologico avvertire fastidi quali gonfiore, dolore, ematomi, che accompagnano la fase post-operatoria e il graduale recupero della paziente. Conoscere nel dettaglio l’iter e le tempistiche del recupero risulta di fondamentale importanza per affrontare al meglio questo momento delicato.

Mastoplastica additiva: tempi di recupero della convalescenza

Dopo l’intervento di mastoplastica additiva, nelle prime ore la paziente rimane in osservazione in clinica, dove il chirurgo può monitorare le sue condizioni e fornirle i farmaci necessari per alleviare il dolore e l’eventuale gonfiore. Per una comprensione più dettagliata dell’intervento di mastoplastica additiva, è utile consultare risorse specializzate che forniscono informazioni approfondite su procedura e recupero. Trascorse circa 6-8 ore dall’operazione, quando le sue condizioni saranno stabili, potrà fare ritorno a casa.

I primi giorni sono molto importanti per favorire la guarigione. Si consiglia di riposare per almeno 3 giorni, astenendosi da sforzi fisici e sollevamenti di pesi, indossando il reggiseno compressivo prescritto dal chirurgo per ridurre il gonfiore e sostenere il seno. È importante non dimenticare di assumere i farmaci antidolorifici e antinfiammatori secondo le indicazioni, per alleviare i normali fastidi post-operatori. Particolare attenzione va data anche alla cura della ferita chirurgica. 

Col passare dei giorni il recupero procede, e nelle settimane successive la paziente potrà gradualmente riprendere le sue normali attività, con cautela. Fino a 4-6 settimane è saggio astenersi da sforzi intensi, dormire sul dorso o su un fianco e proteggersi dai raggi solari. 

Di solito ci vogliono all’incirca 6-8 settimane per un recupero completo, ma ogni caso è a sé e molto dipende dall’entità dell’intervento e dalle condizioni generali. L’importante è seguire le istruzioni del chirurgo per agevolare una ripresa ottimale.

Cosa non bisogna fare dopo l’intervento di mastoplastica additiva?

L’intervento di mastoplastica additiva rappresenta un momento importante nella vita di una donna, che desidera migliorare l’aspetto del proprio seno. Tuttavia, è fondamentale conoscere le cose da evitare durante il periodo di convalescenza per garantire una guarigione ottimale e ottenere i risultati desiderati.

Nelle prime ore e nei primi giorni successivi all’intervento:

  • Evitare sforzi fisici: il riposo è fondamentale per favorire la guarigione. Sollevare pesi o fare attività intense può causare dolore e complicazioni.
  • Non guidare: l’assunzione di farmaci antidolorifici e il dolore stesso possono compromettere la capacità di guidare in modo sicuro.
  • Dormire a pancia in giù: questa posizione può mettere pressione sul seno e ostacolare la guarigione. È consigliabile dormire supina o su un fianco.
  • Fumare: il fumo riduce l’apporto di ossigeno ai tessuti e può ritardare la guarigione.
  • Esposizione al sole: i raggi UV possono causare gonfiore e iperpigmentazione della pelle intorno alle incisioni. È importante utilizzare una crema solare con un fattore di protezione elevato.

Nelle settimane successive all’intervento:

  • Evitare attività faticose: è consigliabile riprendere gradualmente le normali attività, evitando sforzi eccessivi per almeno 4-6 settimane.
  • Indossare abiti stretti: gli abiti attillati possono comprimere il seno e causare dolore.
  • Sport intensi: è necessario attendere almeno 4-6 settimane prima di riprendere a praticare sport intensi, come il nuoto o la corsa.
  • Massaggiare il seno: il massaggio del seno può essere doloroso e può ostacolare la guarigione.
  • Sauna e bagno turco: il calore può causare gonfiore e irritazione della pelle.

È corretto ricordare che i tempi di recupero possono variare da persona a persona ed oltre a queste indicazioni generali, è importante seguire le istruzioni specifiche del chirurgo che ha eseguito l’intervento. Il chirurgo fornirà le raccomandazioni più adatte al caso specifico, in base all’entità dell’intervento e alle condizioni di salute della paziente.

Il post-operatorio dopo la mastoplastica è doloroso?

Il livello di dolore percepito dopo un intervento di mastoplastica additiva varia da donna a donna. Molti fattori possono influenzarlo, come l’estensione dell’operazione o le proprie soglie di tolleranza al disagio fisico.

In genere, nei primissimi momenti dopo il risveglio ci si sente un po’ intorpidite grazie agli antidolorifici somministrati. Man mano che passano le ore però, la sensazione di peso e fastidio al seno inizia a farsi sentire. Niente di insopportabile però, grazie alle terapie antinfiammatorie prescritte dal chirurgo, che sanno sempre indicare il giusto rimedio per ogni paziente.

I primi giorni sono i più delicati, ma anche applicando impacchi freddi e indossando un reggiseno ben aderente si trova sollievo. Col trascorrere del tempo poi, vedere i lividi e gli ematomi sbiadire significa che il corpo sta guarendo e il malessere scema.

La maggior parte delle donne riesce a tornare operativa entro un paio di settimane al massimo, quando il dolore è solo un brutto ricordo. Certo, l’attività deve essere ancora limitata, ma la sofferenza fisica sarà ormai un lontano pensiero. L’importante è non aver fretta, ascoltare i consigli del chirurgo e chiedere aiuto se il fastidio non diminuisce.

Domande frequenti post intervento mastoplastica additiva

Quando si può dormire sul fianco dopo mastoplastica?

Dopo un intervento di mastoplastica, è generalmente possibile dormire sul fianco una volta che il medico ha dato il via libera. Questo potrebbe richiedere diverse settimane o mesi, a seconda delle condizioni individuali.

Quando si possono alzare le braccia dopo mastoplastica?

Dopo un intervento di mastoplastica, si possono iniziare a sollevare le braccia (delicatamente) dopo circa 1 o 2 settimane. Per la mastoplastica additiva sottomuscolare, le tempistiche potrebbero prolungarsi fino ad un mese.

Che reggiseno usare dopo la mastoplastica additiva?

Dopo una mastoplastica additiva, è consigliato indossare un reggiseno contenitivo per le prime 4 settimane. Successivamente, si possono indossare reggiseni normali senza ferretto.

Denti storti: non solo estetica! Cause, possibili conseguenze e rimedi per allineare i denti

Un sorriso perfetto è il sogno di molti, i denti, infatti, sono una parte del corpo sempre esposta e averli dritti, bianchi e sani conferisce alla persona un aspetto decisamente più gradevole rispetto a chi invece non li cura come dovrebbe.

Il discorso dei denti storti non si ferma però solo all’estetica in quanto, contrariamente a quanto si possa pensare, da ciò possono derivare problemi funzionali anche importanti come malocclusioni, problemi di igiene orale ed altro.

Per questo è molto importante prendersi cura del proprio sorriso e rivolgersi ad esperti nel settore anche se i denti storti sembrano, in apparenza, non dare problemi se non sul piano estetico.

Causa dei denti storti

Per quanto riguarda le cause dei denti storti, c’è da dire innanzitutto che questa condizione può derivare sia da un fattore genetico e sia da una serie di cattive abitudini.

Sicuramente vanno annoverate tra le cause le malformazioni della mascella e della mandibola, spesso di natura genetica, che causano un disallineamento tra le arcate dentali e conseguenti malocclusioni.

I denti storti possono dipendere anche dal fatto che alcune persone nascono con denti più grandi rispetto allo spazio disponibile nella bocca, e questo porta inevitabilmente a sovrapposizioni e affollamenti.

L’affollamento dentale può però anche derivare dalla caduta prematura dei denti o dalla loro estrazione a causa di carie profonde, pertanto i denti storti possono comparire anche da adulti.

Tra le cattive abitudini, invece, troviamo l’uso prolungato del biberon o del ciuccio, il succhiarsi il pollice o spingere i denti con la lingua, tutte azioni che impattano sul corretto sviluppo della dentatura.

Che problemi possono dare i denti storti? Possibili conseguenze e complicazioni

Non è solo l’estetica a preoccupare quando si parla di denti storti.

Questa condizione, infatti, può portare ad una scorretta masticazione che ha come conseguenza una cattiva digestione, mentre la posizione irregolare dei denti può influenzare la respirazione ed anche causare problemi di articolazione del linguaggio.

Comuni in chi ha i denti storti sono anche mal di testa e acufeni, così come gli squilibri posturali. Inoltre, la pulizia dei denti diventa più difficile, aumentando il rischio di malattie gengivali e carie proprio per via della posizione assunta dai denti che rende difficile spazzolarli correttamente. La fragilità dentale è un’altra conseguenza possibile, rendendo i denti più suscettibili a danni e fratture.

Denti storti: cosa fare? Rimedi e trattamenti

Per trattare i denti storti è possibile percorrere diverse strade, anche tenendo conto della condizione di partenza di ognuno. Sostanzialmente si può agire o con l’ortodonzia tradizionale o con l’ortodonzia invisibile.

L’ortodonzia tradizionale utilizza sistemi consolidati per correggere anche i casi più gravi di disallineamento dentale. Brevemente, nell’ortodonzia tradizionale si utilizza un’apparecchiatura fissa composta da brackets e archi ortodontici in grado di assicurare una correzione certa della dentatura, anche nei casi più gravi. Di contro, l’apparecchio fisso può causare lesioni alla bocca, può rendere difficoltoso mangiare soprattutto nel primo periodo e richiede una pulizia attenta e non sempre semplice.

L’ortodonzia trasparente, invece, è un tipo di trattamento ortodontico che utilizza delle mascherine trasparenti, quasi invisibili, per correggere i problemi di allineamento dei denti e dell’occlusione.

Si tratta di una soluzione che si presta a numerose situazioni, malocclusione, spaziature eccessive e denti sporgenti sono solo alcuni esempi, ma che al contrario dell’ortodonzia tradizionale, risulta meno invasiva sia sul profilo estetico che funzionale.

Come raddrizzare i denti storti senza apparecchio

Raddrizzare i denti storti senza apparecchio non è possibile. Si può certamente optare per soluzioni invisibili e più semplici da gestire come appunto l’ortodonzia trasparente, ma di certo non è possibile agire diversamente sul problema.

Ciò che si può fare, ovviamente su consulenza dell’odontoiatra che potrebbe proporre tale soluzione laddove opportuno, consiste nell’applicazione di corone e faccette dentali. Attenzione però perché queste non correggono effettivamente il difetto ortodontico, ma si limitano a nasconderlo ed inoltre sono adatte solo per casi di lieve stortura dei denti e solo negli adulti.

Quanto tempo ci vuole per raddrizzare i denti?

La domanda più gettonata quando si pensa all’ortodonzia è sicuramente quanto tempo occorre per raddrizzare i denti. Rispondere con precisione non è possibile in quanto i fattori da tenere in considerazione sono molteplici tra cui la condizione di partenza, l’età del paziente e l’apparecchio utilizzato.

In linea generale, comunque, si va da un minimo di circa 6 mesi per i casi semplici sino a circa due o tre anni per i casi più complessi. Possono sembrare tempi lunghi, ma è bene tenere a mente che un buon lavoro ortodontico può durare tutta la vita.

Come risollevare le palpebre cadenti? Rimedi e consigli degli esperti

Le palpebre cadenti sono un fenomeno che va ben oltre un semplice inestetismo. Questa condizione, nota anche come ptosi palpebrale, può avere un impatto significativo non solo sull’aspetto esteriore, ma anche sulla salute e sul benessere generale di una persona. Per molti, le palpebre cadenti sono una fonte di disagio e insicurezza, ma è importante sapere che possono anche interferire con la visione e le attività quotidiane.

Il problema delle palpebre cadenti si manifesta con una riduzione del campo visivo, dovuta alla pelle in eccesso che ricopre l’occhio. Questo non solo altera l’aspetto del viso, ma può anche causare affaticamento oculare e mal di testa, influenzando negativamente la qualità della vita. In alcuni casi, le persone possono trovare difficoltà nella guida, nella lettura, e in altre attività che richiedono una visione chiara e non ostacolata.

La ptosi può presentarsi in diverse forme: può essere una condizione congenita, presente fin dalla nascita, oppure può svilupparsi con l’avanzare dell’età, a causa del naturale rilassamento dei tessuti. In entrambi i casi, è fondamentale affrontare il problema non solo per ragioni estetiche, ma soprattutto per preservare la funzionalità visiva e il benessere generale.

Fortunatamente, ci sono diverse soluzioni e trattamenti disponibili, sia chirurgici che non chirurgici, per aiutare a risollevare le palpebre cadenti e migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.

Cause e sintomi delle palpebre cadenti

Le palpebre cadenti, o ptosi, possono essere causate da una varietà di fattori. Tra le cause più comuni troviamo il naturale invecchiamento della pelle. Con il passare del tempo, la pelle perde elasticità e i muscoli intorno agli occhi possono indebolirsi, portando al rilassamento delle palpebre. Altre cause possono includere fattori genetici, in cui la ptosi si presenta fin dalla nascita, o può essere il risultato di traumi o di alcune patologie neurologiche.

Una delle cause più evidenti e invalidanti è la riduzione del campo visivo superiore, che può portare a inclinare la testa all’indietro per vedere meglio. Altri sintomi possono includere affaticamento oculare, mal di testa frequenti e difficoltà nella lettura o in altre attività che richiedono una visione nitida. Inoltre, le palpebre cadenti possono causare una sensazione di pesantezza agli occhi e, in alcuni casi, possono contribuire a problemi di autostima legati all’aspetto fisico.

Comprendere le cause e riconoscere i sintomi è il primo passo per identificare il trattamento più adatto, che può variare da soluzioni non invasive a interventi chirurgici, a seconda della gravità e delle esigenze individuali.

Chirurgia estetica per sollevare le palpebre

Per coloro che cercano una soluzione definitiva alle palpebre cadenti, la chirurgia estetica offre un’opzione efficace: la blefaroplastica. Questo intervento, di natura ambulatoriale, si rivela particolarmente utile nei casi dove le cause della ptosi sono legate al rilassamento cutaneo dovuto all’età o a fattori genetici.

L’intervento di blefaroplastica può essere eseguito sia sulle palpebre superiori che su quelle inferiori. Nel caso delle palpebre superiori, l’incisione viene praticata lungo la piega naturale dell’occhio, rendendola pressoché invisibile. Per le palpebre inferiori, l’incisione può essere posizionata all’interno della rima ciliare o subito sotto la linea delle ciglia.

L’intervento di blefaroplastica dura in media un’ora e viene eseguito in anestesia locale. La rimozione di pelle in eccesso e borse adipose, causa principale dell’aspetto cadente delle palpebre, consente di ottenere un risultato naturale e duraturo.

Molti pazienti, dopo aver deciso di ricorrere alla blefaroplastica, riportano significativi miglioramenti, non solo estetici ma anche funzionali. Riducendo l’affaticamento oculare e migliorando la visione, l’intervento contribuisce a una sensazione generale di benessere e rinnovata fiducia in se stessi.

È importante sottolineare che la blefaroplastica non è un intervento adatto a tutti. Prima di prendere in considerazione l’intervento, è fondamentale consultare un chirurgo estetico qualificato per valutare l’entità del problema e le possibili alternative.

Rimedi naturali e metodi non chirurgici

Oltre alla blefaroplastica, esistono alternative non chirurgiche per chi preferisce approcci meno invasivi nel trattamento delle palpebre cadenti. Queste opzioni si concentrano su metodi naturali e possono essere particolarmente adatte a coloro che desiderano integrare il trattamento chirurgico con pratiche complementari.

Un metodo accessibile è la ginnastica facciale, che coinvolge esercizi mirati per rafforzare i muscoli intorno agli occhi. Questa pratica, se eseguita regolarmente, può aiutare a tonificare le palpebre e migliorare l’aspetto complessivo della zona perioculare. Gli esercizi per le palpebre possono includere movimenti che stimolano la circolazione e il tono muscolare, contribuendo a ridurre la caduta delle palpebre.

Anche un’alimentazione corretta, ricca di frutta e verdura e con un ridotto consumo di sale, può contribuire a mantenere la pelle idratata ed evitare i gonfiori. Infine, alcuni ingredienti specifici come la fospidina e la caffeina possono essere utili per il contorno occhi, grazie alle loro proprietà di rigenerazione cutanea ed effetto tensore.

Queste metodologie sono in grado di offrire risultati immediati come la chirurgia? La risposta è ovviamente no, ma possono essere utili per mantenere la pelle idratata e nutrita, rallentando il processo di invecchiamento.

Creme e prodotti per le palpebre 

Nella lotta contro le palpebre cadenti, esistono diverse creme e prodotti specifici. Questi prodotti sono formulati per migliorare l’elasticità e il tono della pelle nella zona perioculare, contribuendo così a un aspetto più giovane e rinvigorito.

Tra le opzioni disponibili, si segnalano creme e sieri con principi attivi come la Bava di Lumaca e l’Acido Ialuronico. La Bava di Lumaca è nota per le sue proprietà rassodanti e tonificanti, stimolando la produzione di collagene ed elastina. Questo ingrediente è particolarmente utile per la pelle matura e aiuta a migliorare l’elasticità e il tono cutaneo. D’altra parte, l’Acido Ialuronico, specialmente nella sua forma ad alto peso molecolare, fornisce un effetto liftante, utile per le palpebre rilassate e cadenti.

Un’altra soluzione non invasiva è l’uso di massaggiatori specifici per la zona del contorno occhi, questi dispositivi, combinati con l’uso regolare di creme o sieri, possono massimizzare i risultati, offrendo un approccio olistico al problema.

Inoltre, è importante considerare anche prodotti in formato roll-on, specialmente utili per le palpebre sia cadenti sia gonfie. Questi prodotti sono spesso dotati di una pallina massaggiante che aiuta a drenare i liquidi responsabili del gonfiore, migliorando la microcircolazione e riducendo l’edema.

Filler zigomi con acido ialuronico: cosa sapere sul trattamento

Il filler zigomi è un metodo di medicina estetica non invasivo, che migliora l’aspetto degli zigomi e rinvigorisce il viso evitando l’uso di tecniche invasive come la chirurgia. Esistono diverse tipologie di filler per gli zigomi, tra cui l’uso dell’acido ialuronico è particolarmente popolare. Questa sostanza, prodotta naturalmente dal nostro corpo, apporta benefici significativi alla pelle.

L’acido ialuronico aiuta a mantenere la pelle idratata, corregge imperfezioni minori come rughe e depressioni, fornisce volume agli zigomi cadenti e alle labbra sottili. Questo trattamento, che si svolge in ambulatorio, mostra risultati immediati con effetti che possono durare da 6 a 8 mesi, variando a seconda dell’individuo.

Nei paragrafi successivi esamineremo più dettagliatamente il filler zigomi, esplorando il ruolo dell’acido ialuronico, il funzionamento del trattamento, i suoi effetti positivi e le eventuali controindicazioni.

A cosa serve il filler zigomi?

Come abbiamo detto, il filler zigomi produce una serie di benefici per la pelle. In primo luogo, contribuisce a rendere la pelle più giovane, conferendole un aspetto più fresco e gioviale, il che può essere estremamente gratificante dal punto di vista psicologico, specialmente per coloro che iniziano a notare segni di invecchiamento sul viso.

Oltre ai vantaggi estetici evidenti, l’utilizzo del filler agli zigomi aiuta a mantenere la pelle idratata e migliora la definizione del viso. Di conseguenza, ci si può aspettare una riduzione delle labbra sottili e degli zigomi cadenti.

È importante notare che per ottenere risultati duraturi è necessario ripetere il trattamento a intervalli regolari, il che può variare a seconda del tipo di filler utilizzato.

Alzare gli zigomi: il ruolo dell’acido ialuronico

L’acido ialuronico, una molecola naturalmente presente nel nostro corpo, è ben tollerato dall’organismo e viene comunemente usato nei filler per gli zigomi. Questa sostanza conferisce alla pelle del viso un aspetto più giovane, mantenendola idratata e migliorandone tono, elasticità e volume.

Grazie alle sue proprietà, l’acido ialuronico è efficace nel contrastare i segni dell’invecchiamento cutaneo, rendendolo una delle scelte più popolari per realizzare procedure di filler che migliorano la definizione e la forma degli zigomi.

Come funziona il trattamento filler zigomi con acido ialuronico

Il filler agli zigomi viene svolto in regime ambulatoriale, questo significa che basterà, dopo aver prenotato un appuntamento, recarsi presso lo studio medico e seguire una procedura che è indolore e rapida. Infatti, si tratta di una semplice iniezione. Il medico deterge l’area interessata disinfettandola adeguatamente e se necessario procede con l’applicazione di una crema anestetizzante per non far sentire alcun dolore sulla zona dove iniettare il filler.

L’iniezione può avvenire con un ago o una microcannula. La procedura richiede all’incirca una trentina di minuti, dopodiché il paziente può tornare a svolgere le normali azioni quotidiane. Se si decide di eseguire un filler zigomi bisogna comunque avere delle accortezze prima e dopo il trattamento. 

Per quanto riguarda l’effetto, questo sarà immediato, i cambiamenti si notano subito e con il progredire della reazione dell’acido ialuronico la situazione raggiunge la sua stabilità dopo la scomparsa del gonfiore.

Cosa fare – e non fare – dopo il filler agli zigomi

Per ottenere un maggior effetto del trattamento vi sono alcune accortezze da rispettare. Ad esempio bisognerebbe non esporsi a fonti di calore come lampade o sauna. Inoltre, se il gonfiore o il dolore risultano eccessivi è indicato porre un impacco di ghiaccio sulla zona trattata.

Chi può sottoporsi al trattamento?

Il filler agli zigomi può essere una soluzione idonea a un vasto pubblico, infatti è indicata sia per persone più avanti con l’età che necessitano di rinvigorire il proprio viso e proteggerlo dagli effetti della vecchiaia, ma anche per giovani ragazzi e ragazze che vogliono donare un nuovo aspetto al proprio volto.

Secondo i medici, tuttavia, il trattamento è sconsigliato a donne in gravidanza, nel caso siano presenti delle collagenopatie o per pazienti che presentano problemi relativi alla coagulazione.

Quanto dura il filler zigomi con acido ialuronico?

Per quanto riguarda la durata del filler, questa tecnica innovativa che permette di dare vigore al proprio viso, può dare risultati stabili per un periodo che dura all’incirca 6-8 mesi senza dover rivolgersi a tecniche più invasive come la chirurgia.

Vi è da considerare tuttavia che la durata dell’effetto può essere influenzata da fattori come lo stress, il tabagismo, abitudini di vita e le abitudini alimentari, la sedentarietà e anche attività fisica eccessiva.

Precauzioni e possibili effetti collaterali

Sebbene l’acido ialuronico sia un prodotto naturale, possono comunque esserci degli effetti collaterali. Tra i sintomi segnalati ritroviamo arrossamenti, ecchimosi, lieve dolore, gonfiore, che tuttavia spariscono entro pochi giorni.

Bisogna comunque tenere conto che alcune possibili complicanze possono essere dovute a una mancata cura della pelle prima del trattamento, a condizioni dei pazienti non idonee, all’acido ialuronico utilizzato e alla competenza del personale. Infatti in casi estremi si possono riscontrare anche deformazioni del viso ed edemi importanti.

All on Four: le protesi dentale fisse su quattro impianti per ritrovare il sorriso

La tecnica All on Four rappresenta una rivoluzione nell’ambito dell’implantologia dentale, offrendo una soluzione efficace a coloro che hanno perso i denti o hanno arcate dentali gravemente danneggiate. Questa metodica permette di fissare in modo permanente le protesi dentali attraverso quattro impianti, posizionati strategicamente.

A differenza delle tecniche tradizionali, All on Four consente un recupero rapido, restituendo un sorriso funzionale ed esteticamente gradevole in sole 24 ore. L’attuazione di questa tecnica richiede una notevole esperienza in ambito chirurgico e protesico, ed è fondamentale affidarsi a professionisti esperti per garantire risultati ottimali e duraturi​.

Quando ricorrere all’implantologia All on Four?

Quando si parla di implantologia All on Four, ci si riferisce a una tecnica avanzata che interviene in situazioni di perdita dentale significativa o danni gravi alle arcate dentali. Questa tecnica è ideale per coloro che hanno perso una o entrambe le arcate dentali a causa di malattie parodontali gravi o altri problemi dentali. L’approccio All on Four consente di inserire quattro impianti in posizioni strategiche, permettendo una riabilitazione completa e funzionale delle arcate dentali in tempi notevolmente ridotti rispetto alle tecniche tradizionali di implantologia. Ciò si traduce in una soluzione che non solo migliora l’estetica del sorriso, ma ripristina anche la funzionalità orale in modo significativo, consentendo ai pazienti di tornare alle loro abitudini alimentari quotidiane molto più rapidamente​​.

A differenza della tradizionale implantologia che richiede un periodo di attesa dai 3 ai 6 mesi prima di poter protesizzare,  la metodica All on Four permette un carico immediato, ovvero la fissazione delle protesi in sole 24 ore. Questo aspetto è particolarmente vantaggioso per i pazienti, riducendo i disagi e accelerando il recupero post-operatorio. La protesi fissa ottenuta con questa tecnica appare naturale e si integra perfettamente con il palato, fornendo un comfort notevole e un aspetto estetico gradevole. Inoltre, gli impianti sono generalmente ben tollerati, anche dai pazienti più anziani, garantendo una soluzione a lungo termine per la riabilitazione dentale​.

L’approccio All on Four non è solo una tecnica avanzata dal punto di vista tecnologico, ma rappresenta anche un’opzione più accessibile in termini di costi e tempi, rispetto a molte altre procedure di implantologia. Con una pianificazione accurata e una valutazione pre-operatoria dettagliata, gli specialisti sono in grado di progettare l’intervento in modo preciso, garantendo risultati ottimali e una riduzione delle complicanze post-operatorie.

La visione tridimensionale della bocca del paziente, ottenuta attraverso esami radiografici avanzati, consente una progettazione dettagliata dell’intervento, assicurando la corretta posizione degli impianti e un risultato finale di alta qualità.

Implantologia All on Four: cos’è e come funziona

L’implantologia All on Four è una tecnica avanzata che apre nuove prospettive nel campo della riabilitazione orale, in particolar modo quando l’osso disponibile è limitato. Questa metodologia consente di fissare protesi stabili mediante quattro impianti dentali, bypassando spesso la necessità di interventi di innesto osseo​​.

Il trattamento di implantologia dentale rappresenta una soluzione rapida ed efficace per coloro che hanno perso i denti. Nei prossimi due paragrafi, esploreremo in modo più dettagliato come l’All on Four viene applicato sia per l’arcata superiore che per quella inferiore, delineando i benefici e le peculiarità di ciascuna applicazione.

All on Four per arcata superiore

Il metodo All on Four è ideale per la riabilitazione di arcate dentali compromesse o completamente edentule, in particolare nell’arcata superiore. Questa tecnica moderna prevede l’inserimento di quattro impianti in posizioni strategiche dell’arcata, permettendo così di ripristinare la funzionalità masticatoria e l’estetica del sorriso in sole 24 ore.

Rispetto ai metodi tradizionali di implantologia, l’All on Four riduce notevolmente i tempi di attesa per l’osteointegrazione, che in altri casi può richiedere dai 3 ai 6 mesi. L’All on Four è particolarmente indicato per pazienti con edentulia totale o parziale, per coloro affetti da gravi patologie parodontali e per chi ha una scarsa ossatura dentale che non permette la realizzazione di protesi con tecniche tradizionali​.

All on four per arcata inferiore

Anche nell’arcata inferiore, la tecnica All on Four rappresenta una soluzione efficace, in particolare quando vi è una limitata disponibilità di osso. La posizione strategica dei quattro impianti permette di superare le difficoltà associate alla perdita ossea e all’atrofia mandibolare, fornendo una base stabile per la protesi.

Questo metodo è adatto per pazienti con edentulia totale o parziale nell’arcata inferiore e coloro che hanno sperimentato l’atrofia mandibolare. La tecnica All on Four permette un recupero rapido, migliorando notevolmente la qualità della vita del paziente, permettendo una masticazione efficace e restituendo un aspetto estetico naturale.

È una soluzione particolarmente indicata per chi ha già sperimentato l’uso di protesi mobili o fisse non idonee e che, nel tempo, potrebbero trovarsi a dover ricorrere a dentiere, con tutti i disagi associati​​.

I vantaggi della tecnica All on Four

Nel panorama della riabilitazione dentale, la tecnica All on Four si è imposta per l’efficienza e la rapida trasformazione che è in grado di offrire. In passato, il percorso verso un “nuovo sorriso”, attraverso gli impianti, poteva essere lungo e gravoso, con la necessità di numerosi innesti ossei e una lunga attesa prima di godere dei benefici di una dentatura fissa.

Tuttavia, l’avvento della tecnica All on Four ha ridisegnato questo scenario, promettendo un recupero rapido ed efficace. Con solo un paio di visite per valutare e preparare il caso, il trattamento può essere programmato e realizzato, regalando ai pazienti un sorriso completo in sole 24 ore dall’intervento. Questa velocità ed efficienza nel restituire funzionalità ed estetica orale, inevitabilmente, porta ad avere un notevole impatto sul benessere psico-fisico del paziente.

Uno dei maggiori vantaggi della tecnica risiede nella sua capacità di fornire una soluzione anche in presenza di un volume osseo limitato. Questo riduce notevolmente la dipendenza da procedure chirurgiche preimplantari complesse e costose e, di conseguenza, è la scelta giusta per chi ha perso molti o tutti i denti.

L’attuazione della tecnica All on Four è esclusiva di centri all’avanguardia, arricchiti da esperti di calibro e tecnologie moderne. La complessità nella progettazione ed esecuzione di tale metodica enfatizza l’importanza di avere un team altamente qualificato, capace di restituire un sorriso completo in un solo giorno, assicurando il massimo comfort e sicurezza per il paziente, con un approccio minimamente invasivo.

Possiamo riassumere i vantaggi della tecnica in quanto segue:

  • Rapido recupero: la transizione da una bocca edentula a un sorriso completo è quasi immediata.
  • Minima invasività: meno impianti significano meno invasività, con un minor impatto sul tessuto osseo esistente.
  • Economicità: con meno impianti, i costi si riducono notevolmente, rendendo l’All on Four una scelta economicamente saggia.
  • Adattabilità: anche con un volume osseo minimo, l’All on Four è in grado di fornire soluzioni durature.
  • Estetica e funzionalità: non solo esteticamente piacevole, ma anche funzionalmente ineccepibile, l’All on Four ripristina la masticazione efficace e l’estetica del sorriso.
  • Accessibilità: ideale per qualsiasi paziente, non ci sono restrizioni legate all’età.

Quanto dura un impianto dentale All on Four?

Non si può stabilire a priori una durata media ma bisogna tener presente che esistono vari fattori che possono influenzare la sua riuscita nel tempo.

Ad esempio, la qualità dei materiali impiegati e la competenza del chirurgo sono elementi decisivi per garantire un risultato duraturo nel tempo. Allo stesso modo, il ruolo del paziente è fondamentale: mantenere un’ottima igiene orale è cruciale per prevenire complicanze quali la perimplantite, che può compromettere la longevità dell’impianto.

La scelta di professionisti esperti e l’adozione di buone pratiche igieniche da parte del paziente contribuiscono significativamente a prolungare la vita dell’impianto All on Four, rendendo questo trattamento un investimento affidabile e duraturo per il recupero della funzionalità masticatoria e dell’estetica del sorriso​.

Eliminare i peli superflui: le migliori soluzioni per liberarsene in modo definitivo

In una società sempre più attenta all’immagine, l’eliminazione dei peli non desiderati è diventata una questione non solo di bellezza, ma anche di comodità e autostima.

Siamo onesti: chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha bramato una pelle liscia e setosa, priva di peli superflui? La ricerca della perfezione estetica ci ha condotto a esplorare diverse soluzioni per eliminare i peli definitivamente, permettendoci di dire addio a rasoi e cerette.

Le opzioni disponibili sul mercato sono numerose e vanno dalle tecniche fai-da-te a quelle professionali. Questo articolo si propone di esplorare le soluzioni più efficaci e sicure, guidandoti attraverso i benefici e i possibili effetti collaterali di ciascun metodo. Dalla luce pulsata all’epilazione laser, passando per l’epilazione definitiva, scoprirai come liberarti dei peli superflui in zone delicate come il viso, le sopracciglia, la schiena, il mento e la pancia.

Togliere i peli superflui: differenza tra depilazione ed epilazione

Entrando nel cuore della questione, è essenziale comprendere la distinzione tra depilazione ed epilazione. La depilazione è un metodo di rimozione superficiale dei peli che agisce al di sopra della superficie della pelle. Esempi comuni di depilazione includono la rasatura e l’uso di creme depilatorie. Ottimi per l’effetto immediato ma richiedono impegno regolare in quanto estremamente temporanei.

D’altro canto, l’epilazione è una tecnica più profonda e di lunga durata che mira a eliminare i peli superflui agendo direttamente sul bulbo pilifero, la parte radicale del pelo situata sotto la superficie della pelle. L’epilazione interrompe il ciclo di crescita dei peli, ritardandone la ricrescita o, in alcuni casi, impedendola completamente.

Tecniche di epilazione

L’epilazione è un processo desiderato da molte persone che cercano di ridurre o eliminare definitivamente la crescita dei peli in diverse aree del corpo. Una delle tecnologie più all’avanguardia in questo campo è l’epilazione laser. In Bclinic l’utilizzo di device più efficaci e confortevoli disponibili oggi sul mercato  permette di ottenere  grandi risultati in poco tempo e senza dolore.

Nei seguenti paragrafi, esploreremo più in dettaglio la tecnologia, focalizzandoci in particolare sulle sue caratteristiche e i vantaggi che è in grado di apportare.

Laser – Soprano ICE di Alma

Il trattamento di epilazione laser Soprano ICE di Alma è una procedura avanzata che utilizza una tecnologia a doppia lunghezza d’onda per l’eliminazione dei peli superflui in diverse regioni corporee. Questa tecnologia, nota come SHR (Super Hair Removal), è stata clinicamente provata ed è riconosciuta per essere virtualmente indolore, rappresentando una delle metodologie più confortevoli per l’epilazione laser​.

Il principio di funzionamento del Soprano ICE si basa sul riscaldamento graduale del derma (strato intermedio della pelle) aduna temperatura che danneggia efficacemente i follicoli piliferi e previene la ricrescita, evitando nel contempo lesioni al tessuto circostante. Un elevato tasso di ripetizione di impulsi brevi viene erogato in profondità nel derma, raggiungendo una potenza media elevata e accumulando calore terapeuticamente efficace con praticamente nessun dolore​.

I vantaggi del trattamento di epilazione laser sono numerosi. Primo fra tutti, offre risultati duraturi o permanenti con una riduzione significativa della densità e della crescita dei peli. Inoltre, è una procedura relativamente veloce che può trattare aree ampie del corpo in una sola sessione, rendendola una scelta conveniente per chi cerca di eliminare i peli su aree come le gambe, la schiena o il petto.

La precisione è un altro vantaggio notevole; il laser è in grado di mirare selettivamente ai follicoli piliferi senza danneggiare la pelle circostante. Inoltre, la tecnologia Soprano ICE offre diversi metodi di trattamento per soddisfare le diverse esigenze della pratica clinica, presentandosi come una soluzione completa ed efficace per la rimozione dei peli​.

Quante sedute di epilazione servono?

In generale, per ottenere un’epilazione progressiva permanente, si consiglia di eseguire dalle 6 alle 8 sedute di trattamento, con un intervallo di tempo di 4-5 settimane  tra una seduta e l’altra.

Chirurgia plastica ed estetica: quali sono le differenze?

Molti considerano la chirurgia plastica ed estetica come due facce della stessa medaglia, spesso utilizzando i termini in modo intercambiabile. Tuttavia, nonostante condividano alcune tecniche e finalità, rappresentano due ambiti distinti del vasto mondo della chirurgia. L’erronea interpretazione di queste espressioni può portare a confusione sia nei pazienti che nei professionisti del settore, sfocando la linea che separa queste due discipline.

La chirurgia plastica e quella estetica, pur operando su un comune terreno di miglioramento dell’aspetto fisico, divergono in modo significativo per quanto riguarda gli obiettivi e le procedure impiegate. È essenziale, dunque, comprendere a fondo la natura e le peculiarità di ciascuna, per poter indirizzare i pazienti verso la scelta più consapevole e appropriata.

In questo articolo, andremo a esplorare in dettaglio cos’è la chirurgia estetica e la chirurgia plastica, per poi evidenziare le differenze chiave tra le due.
Analizzeremo anche alcuni degli interventi chirurgici e ritocchi estetici più comuni effettuati nella pratica quotidiana, permettendo una comprensione più chiara e precisa di queste due specialità chirurgiche.

Cos’è la chirurgia estetica

La chirurgia estetica rappresenta un settore medico focalizzato sul miglioramento dell’aspetto fisico del paziente, attraverso interventi estetici e tecniche minimamente invasive. La finalità è quella di armonizzare e valorizzare le caratteristiche fisiche, per avvicinarsi all’ideale di bellezza desiderato. Questa branca offre tante varietà di interventi, dai più semplici ritocchi estetici ai più complessi procedimenti chirurgici.

Tra gli interventi di chirurgia estetica più richiesti, troviamo la mastoplastica, che permette di modificare la forma e la dimensione del seno in modo da renderlo più proporzionato al resto del corpo. Allo stesso modo, la rinoplastica è un intervento molto comune, che mira a migliorare l’aspetto del naso, correggendone difetti estetici o funzionali. Ancora, l’addominoplastica è un’opzione per coloro che desiderano ottenere un addome più piatto e tonico, eliminando eccessi di pelle e grasso.

La chirurgia estetica non si limita solo a questi interventi, ma include anche procedure come il lifting, il filler per modellare le labbra (in Italia risulta essere l’intervento di chirurgia estetica più richiesto), la liposuzione, e molti altri trattamenti volti a migliorare sempre e solo l’armonia e la bellezza del viso e del corpo, elevando l’autostima del paziente e migliorandone la qualità della vita.È essenziale per i pazienti ricercare e selezionare chirurghi estetici qualificati e con esperienza.

Come fare?

Assicurandosi che il chirurgo sia certificato da organizzazioni riconosciute a livello nazionale, come la Società Italiana di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica (SICPRE), può fornire una maggiore sicurezza riguardo alla competenza e all’esperienza del professionista.

Cos’è la chirurgia plastica

La chirurgia plastica è una disciplina medica che si concentra sulla correzione o ricostruzione di aree del corpo alterate da traumi, malformazioni congenite o condizioni mediche. L’obiettivo principale è ripristinare o migliorare la funzionalità e, in alcuni casi, l’aspetto estetico. A differenza della chirurgia estetica, che si concentra principalmente sull’estetica, la chirurgia plastica ha un approccio più medico e ricostruttivo.

Uno degli interventi più comuni in chirurgia plastica è la chirurgia ricostruttiva del seno, che si rivolge a donne che hanno subito una mastectomia a seguito di un cancro al seno. Altre procedure comuni includono la ricostruzione dopo ustioni gravi, la correzione di malformazioni congenite come la labiopalatoschisi, e la chirurgia riparativa dopo infortuni traumatici.

Anche la chirurgia della mano rientra nella categoria della chirurgia plastica, offrendo soluzioni a pazienti con problemi funzionali causati da traumi o condizioni congenite. Inoltre, la chirurgia plastica comprende interventi come la chirurgia craniofacciale che corregge deformità del cranio e del volto, migliorando sia l’aspetto che la funzionalità.

La chirurgia plastica può anche includere procedure estetiche, ma solo quando servono a raggiungere obiettivi funzionali o medici. Ad esempio, una blefaroplastica (chirurgia palpebrale) può essere eseguita per rimuovere l’eccesso di pelle che ostacola la vista, oltre a fornire benefici estetici.

Mentre la chirurgia estetica tende a soddisfare i desideri e le problematiche delle persone di livello soprattutto psicologico e di accettazione personale, la chirurgia plastica gioca un ruolo cruciale nel migliorare la qualità della vita dei pazienti, permettendo loro di superare limitazioni fisiche e recuperare una normale funzionalità. Il suo impatto va ben oltre l’estetica, offrendo soluzioni mediche concrete e durature.

Differenze principali

Dopo aver approfondito entrambe le tipologie di chirurgie, entriamo nel clou della discussione delineando le finalità e metodologie – che sono estremamente diverse – seppur ambedue mirino a migliorare l’aspetto del paziente.

Partiamo dagli obiettivi, per poi attraversare il terreno relativo alle tipologie di interventi, ai risultati e ai rischi ed eventuali complicazioni.

1. Obiettivi:

La chirurgia plastica ha come obiettivo principale la correzione o la ricostruzione di deformità e disfunzioni, mirando a ripristinare la funzionalità normale e, in alcuni casi, migliorare l’aspetto estetico. Al contrario, la chirurgia estetica si concentra esclusivamente sull’ottimizzazione dell’aspetto estetico, per esempio attraverso interventi come la gluteoplastica per migliorare la forma e la pienezza dei glutei.

2. Tipologie di interventi:

Gli interventi di chirurgia plastica includono la ricostruzione del seno, chirurgia di riparazione delle ustioni, correzione di difetti congeniti come il palatoschisi, e revisione delle cicatrici, tra gli altri. D’altra parte, la chirurgia estetica offre interventi di contorno del corpo, ringiovanimento facciale, otoplastica, miglioramento del seno e procedure di ringiovanimento della pelle, come l’uso di Botox o filler​​.

3. Risultati attesi:

La chirurgia plastica mira a ottenere risultati funzionali e medici, migliorando significativamente la qualità della vita del paziente. Al contrario, la chirurgia estetica punta a risultati estetici, migliorando l’armonia e la proporzione estetica del corpo.

4. Rischi e complicazioni:

Entrambe le tipologie di chirurgia comportano rischi e possibili complicazioni che possono includere infezioni, ematomi e reazioni avverse all’anestesia. Tuttavia, la chirurgia plastica, data la sua natura più complessa e le aree del corpo che tende a trattare, può presentare un profilo di rischio leggermente più elevato.

La disamina effettuata, evidenzia con chiarezza che equiparare la chirurgia plastica a quell’estetica, e viceversa, è un’erronea semplificazione, in quanto queste discipline si rivolgono a necessità e desideri del paziente profondamente differenti.

Tuttavia, è frequente che chi si sottopone all’intervento chirurgico opti anche per un ritocco estetico. Tale scelta porta a un risultato che manifesta l’armonia derivante dall’interazione e correlazione di queste due discipline mediche, pur restando distinte e autonomamente specializzate nelle loro aree di competenza.